Nei primi mille anni di storia cristiana, Orsola è forse la santa più conosciuta e più amata.

È protagonista di una leggenda che incontrò un enorme favore per tutto il medioevo, e verrà rappresentata da un grande pittore, Vittore Carpaccio.

La leggenda di Orsola - o Ursula -, vergine e martire insieme ad altre undicimila compagne, trae origine da un'iscrizione risalente al V secolo che attesta la costruzione a Colonia di una chiesa in onore di alcune martiri e vergini. Uno spunto che dà ben presto ali alla fantasia, e genera numerose versioni dello stesso evento.

Secondo una delle leggende più diffuse Orsola – vissuta nel III secolo e figlia di un re britannico - famosa per bellezza e pietà, ma soprattutto ben decisa a consacrare la propria verginità, avrebbe cercato di allontanare la proposta di matrimonio di un principe pagano, ottenendo una dilazione di tre anni, durante i quali il promesso sposo avrebbe dovuto apprendere la fede cristiana.

A lei sarebbero state poi affidate dieci compagne, della stessa età e di pari nobiltà, ciascuna delle quali accompagnata da un seguito di mille damigelle imbarcate a bordo di undici triremi.

Sbarcate in Germania pellegrinarono a Roma. Sulla via del ritorno, nei pressi di Colonia, tutte le giovani furono uccise dagli Unni di Attila. Anche Orsola, dopo avere respinto il loro capo, viene trafitta da una freccia. Un sacrificio non vano, perché i barbari scossi da un’apparizione divina vengono messi in fuga, liberando così la città di Colonia dall’assedio.

Una storia suggestiva, sorta dall'errata interpretazione di un'iscrizione ormai perduta sulla quale sarebbe stato aggiunto un trattino orizzontale sopra il numero XI. Segno che, nella grafia altomedioevale, poteva trasformare le unità in migliaia. E il numero XI in 11.000 vergini e martiri.